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18.Gennaio 2022 . 03-126- Wolfsburg, 60 anni fa l’arrivo dei primi italiani

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18.Gennaio 2022 . 03-126-

Wolfsburg, 60 anni fa l’arrivo dei primi italiani

Durante lo scorso secolo, l’Italia ha avuto un ruolo decisivo allo sviluppo dell’automobile: grandi imprenditori o ingegneri sono stati capaci di lanciare soluzioni e tecnologie all’avanguardia, modelli dal grande successo commerciale e sportivo e vetture leggendarie. Ma il ruolo degli italiani nel plasmare il mondo delle quattro ruote non è limitato ai confini del Belpaese. Lo sanno bene a Wolfsburg, la “città dell’auto” per eccellenza in Europa. Fondato nel 1938 intorno alla fabbrica della KdF-Wagen, il Maggiolino voluto espressamente dall'allora regime nazista per dare vita all’auto del popolo, questo centro è diventato nel secondo dopoguerra il simbolo della Volkswagen, oggi un colosso che molto deve al contributo dei tanti operai italiani giunti sulle rive del fiume Aller a partire proprio dal 17 gennaio di 60 anni fa.

I "gastarbeiter". Per l’Italia era il periodo del “miracolo economico”, ma anche di una nuova ondata di flussi migratori. I braccianti, per lo più del Mezzogiorno, scappavano dalla povertà e dal sottosviluppo verso le grandi aree industriali non solo del triangolo tra Milano, Torino e Genova ma anche del Nord Europa: Svizzera, Francia, Belgio e, per l’appunto, Germania diventarono ben presto luoghi di attrazione per persone alla ricerca di futuro migliore o semplicemente desiderose di lasciarsi alle spalle una vita di stenti e di fame. In alcuni casi, in flussi migratori erano agevolati dallo stesso Stato italiano: è del 1955, infatti, la firma di un accordo con la Germania per regolare i movimenti dei lavoratori sulla falsariga di quanto stipulato nel 1946 con il Belgio per gestire il trasferimento degli italiani nei bacini carboniferi locali. Tuttavia, a Wolfsburg, il primo treno carico di “gastarbeiter” (lavoratori ospiti) italiani arrivò solo il 17 gennaio del 1962, pochi giorni dopo un annuncio “storico” della Volkswagen: l’azienda si dichiarò "costretta a reclutare lavoratori stranieri” per la carenza di manodopera determinata dal blocco dell’immigrazione dei tedeschi dell’Est, subito dopo l’avvio dei lavori per la costruzione del Muro di Berlino nell’agosto del 1961.

La “città degli italiani”. Da allora, di nostri emigranti ne arrivarono a migliaia a Wofsburg e il borgo dei Lupi si trasformò rapidamente nella “città degli italiani”, mentre lungo le catene di montaggio della fabbrica Volkswagen l’idioma dominante era la lingua di Dante: negli anni 70, l’80% degli operai era di origini italiane. La storia dell’azienda è dunque legata a doppia mandata con l’Italia e, a Wolfsburg, lo sanno bene, visto che ogni anno la ricorrenza dell’arrivo del primo treno viene celebrata con mostre ed eventi. Accade anche oggi, con una cerimonia purtroppo limitata dalle restrizioni sanitarie: alcuni testimoni del passato e i rappresentati della Volkswagen e del sindacato IG Metall si incontreranno al monumento "L'Emigrante” (il nome è proprio in italiano ed è opera dello scultore Quinto Provenzani) davanti la principale stazione ferroviaria. D’altro canto, i Gastarbeiter italiani di strada ne hanno fatta tanta per integrarsi e superare enormi difficoltà, a partire da un’accoglienza piuttosto fredda da parte della popolazione locale.

Un impatto importante. Un capitolo di questa storia è stato scritto anche dalla nomina di Daniela Cavallo (nata in Germania ma di chiare origini italiane, per la precisione calabresi) alla presidenza del consiglio di fabbrica: Cavallo è considerata tra le donne più potenti dell’auto a livello globale e il suo peso si è fatto sentire nella recente crisi al vertice che ha messo in pericolo la permanenza dell’amministratore delegato Herbert Diess. Dunque, il ruolo degli italiani nella storia di Wolfsburg e quindi della Volkswagen è enorme. Ne è consapevole il sindaco Dennis Weilmann: "L'accordo di assunzione di manodopera tra Germania e Italia ha avuto un impatto importante sulla storia di Wolfsburg. I lavoratori italiani non solo hanno contribuito al boom economico di Wolfsburg, ma hanno anche avuto un impatto eccezionalmente forte sulla vita culturale e sociale perché i presunti lavoratori ospiti non sono rimasti ospiti, ma sono diventati parte integrante della nostra città". E per rendere onore a una comunità sempre più integrata e alle sue origini è stata organizzata la mostra fotografica “Com’eravamo”: fino al 12 febbraio, presso il centro commerciale Dow, saranno esposte immagini d’epoca dell’archivio storico della Volkswagen scelte dall'Institut für Zeitgeschichte und Stadtpräsentation (IZS).

TAGS: VOLKSWAGEN

23/01/2022